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 Signorina Effe

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Signorina Effe Empty
MessaggioTitolo: Signorina Effe   Signorina Effe Icon_minitimeMer Lug 16, 2008 11:18 pm

Signorina Effe 1224

Titolo originale: Signorina Effe
Nazione: Italia
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 95'
Regia: Wilma Labate
Sito ufficiale:

Cast: Filippo Timi, Valeria Solarino, Sabrina Impacciatore, Fausto Paravidino, Clara Bindi, Gaetano Bruno, Luca Cusani, Marco Fubini, Giorgio Colangeli, Fabrizio Gifuni
Produzione: Bianca Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 18 Gennaio 2008 (cinema)

Trama
Ogni famiglia ha il suo cavallo dato per vincente. I Martano, una famiglia operaia di origine meridionale trapiantata a Torino, hanno Emma. Emma è impiegata alla Fiat in un settore nuovo, quello informatico. Ha lavorato sodo fin da piccola per cancellare la sua origine e risalire la china. Ora sta per laurearsi in matematica ed è prossima a sposare Silvio, un dirigente dell'azienda torinese, vedovo, con una figlia. E' il settembre 1980, la Fiat annuncia che licenzierà quindicimila operai. Ha inizio il lungo durissimo sciopero che durerà 35 giorni. Nel clima di scontro senza quartiere tra azienda e classe operaia, Emma è sempre più attratta da un giovane militante che lavora alle presse, Sergio. E per tutta la durata dello scontro la ragazza vive un'intensa ma breve storia d'amore che toglie senso alla sua faticosissima ascesa sociale e la spinge a rompere con la famiglia, a rompere con l'uomo che vuole sposarla. In pochi giorni Emma consumerà drammaticamente l'esperienza più importante della sua vita. Mentre un'epoca si chiude e un'altra se ne apre senza promettere, per i più, niente di buono.

Recensione
Ognuno la sua “Effe”. Il titolo di un vecchio film di Orson Welles era “F come Falso”, in questo caso invece la signorina “F” non è contrariamente a quanto si possa pensare una misteriosa ragazza dal nome incompleto, ma uno dei colossi dell’economia italiana dell’ultimo secolo, la FIAT. La storica fabbrica di Torino nell’autunno del 1980 fu teatro di un tesissimo scontro tra i dirigenti che annunciarono un clamoroso taglio del personale e la classe operaia, che si organizzò per un lungo sciopero contro quei licenziamenti che avrebbero portato alla disperazione migliaia di famiglie.
Una di queste è quella che si rende protagonista nell’ultima pellicola di Wilma Labate (un film importante nel suo curriculum? “La mia generazione”, scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar nel 1996).
Come nel viscontiano “Rocco e i suoi fratelli” tutto ruota intorno alle traversie sentimentali e lavorative di un nucleo familiare proveniente dal profondo Sud in cerca di maggior fortuna.
Padre, madre, nonna e i tre figli: il maschio, incolore e passivo, e le due sorelle, molto diverse tra loro:
Magda (la sempre brava Sabrina Impacciatore... meriterebbe davvero più spazio) e l’impiegata Emma (la volenterosa Valeria Solarino). Quest’ultima è il grande sogno di papà: sta per laurearsi in matematica, è legata sentimentalmente ad un dirigente della FIAT (un misurato Fabrizio Gifuni) e quindi può affrancare i sogni e i sacrifici di una vita, cancellando le fatiche dell’emigrazione e della dura vita in fabbrica con un significativo “salto” sociale. La sua vita è però destinata ad incrociarsi con quella di un burbero operaio sindacalizzato, un uomo semplice e concreto, di poche parole ma profondamente sensibile. A dare anima e corpo ad un ruolo non facile è la vera sorpresa del film, l’umbro Filippo Timi (emergente da tenere d’occhio: “Saturno contro”e “In memoria di me”). Sguardo bruciante, in perfetta antitesi con quello sfuggente della bellissima Solarino. La storia d’amore violenta e passionale dei due, con la carnalità di Sergio e le continue indecisioni di Emma, sospesa su quale sia davvero la strada che il suo cuore debba prendere si alterna a quella che è la Storia, qui in una delle pagine forse più cupe per il nostro Paese: gli anni di piombo, rivisitati con piglio documentaristico (e con autentici e significativi filmati d’epoca) e un’accurata ricostruzione d’epoca.
Se c’è un merito che la pellicola ha è proprio questo: riportare alla luce e affrontare senza inutili appesantimenti un periodo difficile, che forse non è un caso sia stato finora poco preso in considerazione dalla cinematografia italiana.
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